La scelta dell’amministrazione americana di limitare le importazioni, con i dazi in Europa su acciaio e alluminio e con quelli sui prodotti cinesi, ha scatenato nei mesi scorsi l’allarme su una possibile contrazione degli scambi commerciali mondiali.
Tuttavia, i dati sul 2018 e le previsioni per i prossimi anni sono confortanti. Secondo il rapporto pubblicato da Prometeia e ICE-Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane, nel 2018 gli scambi mondiali sono cresciuti del 4,5%, a prezzi costanti. Guardando ai diversi settori, tutte le principali aree hanno sperimentato nel 2018 un incremento delle importazioni, con tassi di crescita a prezzi costanti compresi tra il 3,9% dei mercati maturi vicini e il 5,9% dei Paesi emergenti vicini.
I dati sulla crescita degli scambi commerciali testimoniano, secondo il rapporto ICE-Prometeia, che l’integrazione dell’economia mondiale e delle catene del valore transnazionali prosegue, “nonostante il clamore degli annunci e un profilo delle barriere artificiali agli scambi comunque in aumento. Rimangono certo lontani dai tassi di sviluppo a doppia cifra che avevano caratterizzato altre fasi della globalizzazione, ma sono probabilmente anche per questo la garanzia di un processo più equilibrato dietro l’attuale modello di internazionalizzazione delle imprese”.
Scambi commerciali: come sarà il prossimo biennio per le imprese italiane
Per il nuovo anno, è tendenzialmente confermata la crescita degli scambi commerciali globali. Per il 2019 si prospetta un aumento del +4,1%, e dal 2020 si prevede una nuova accelerazione, con tassi superiori a quelli degli ultimi anni.
Entrando nel dettaglio dei singoli settori per quanto riguarda le esportazioni italiane, secondo le previsioni di ICE-Prometeia uno dei settori più brillanti sarà quello dei beni tecnologici, con l’elettronica e i prodotti a maggior complessità (automotive, nautica, aerospazio) che, pur rallentando, si confermano tra i più dinamici.
Per i settori di specializzazione dell’economia italiana, i comparti dei beni di consumo mostrano un andamento abbastanza stabile. La domanda di prodotti alimentari è prevista in accelerazione dal 2,6% annuo del 2018 fino al 3,8% del 2020, anche in virtù di un’apertura internazionale del settore ancora inferiore agli altri comparti.
Per quanto riguarda il sistema moda e arredo, il 2019 registrerà una crescita rispettivamente del 3,5% e 3,7% delle esportazioni estere mondiali (in lieve flessione rispetto al 2018), mentre il 2020 sarà premiato da una ripartenza della domanda internazionale (4,4% la previsione per il sistema moda e 3,8% per l’arredo).
La meccanica è un comparto meno brillante, con una prospettiva di crescita del 3,5%. Emerge nel differenziale con l’elettronica e con la stessa meccanica di precisione (5,6% e 5,7% nel biennio) il ruolo sempre più centrale dell’innovazione e delle nuove tecnologie digitali nella domanda di nuovi investimenti.
L’offerta italiana può rispondere alla sfida dell’export unendo l’upgrading tecnologico alla tradizionale flessibilità e capacità di personalizzazione che caratterizza le imprese italiane: “è in fondo il passaggio già sperimentato da molti produttori – si legge – del made in Italy tradizionale che, puntando sulla qualità, hanno saputo riposizionarsi e intercettare i bisogni di mercati sempre più sofisticati”.
Al di là delle specificità dei singoli settori e nonostante i timori legati alle dinamiche internazionali tra grandi Paesi come gli Stati Uniti e la Cina, dal Rapporto emerge uno scenario complessivamente positivo, perché il proseguimento della crescita degli scambi commerciali a livello mondiale rappresenta un’importante opportunità per le aziende italiane. La sfida sarà quella di riuscire a cogliere tale occasione, mantenendo le posizioni di mercato già consolidate all’estero, intercettando nuovi target ed entrando in nuovi Paesi.
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