La possibilità di utilizzare il web per promuovere la propria azienda e i propri prodotti ed attivare canali di vendita online ha aperto nuove prospettive nell’ambito dell’esportazione, affiancando o talvolta sostituendo i tradizionali canali di vendita all’estero.
Secondo la fotografia scattata al Made in Italy dall’ultima edizione dell’Osservatorio Export Digitale della School of Management del Politecnico di Milano, in Italia nel 2018 le esportazioni attraverso i canali digitali sono cresciute a doppia cifra, +12%, per un totale di 10,3 miliardi di euro.
A fare da traino è stato soprattutto il settore della moda, che con circa 6,7 miliardi di euro incide per il 65% sui volumi totali. Seguono prodotti agroalimentari e bevande (12% del mercato, 1,2 miliardi), arredamento (9%, oltre 900 milioni di euro di valore) e con quote marginali l’elettronica, la cosmetica, la cartoleria, i giochi e gli articoli sportivi. Europa e Stati Uniti restano i principali mercati di riferimento, dove arriva il 75% di tutto l’export digitale; minore è la presenza in Cina e in Paesi emergenti.
Focus: ampi margini di crescita per l’export digitale delle PMI
Grazie al digitale, non solo le grandi aziende, ma anche le PMI possono raggiungere mercati che sarebbero rimasti difficilmente accessibili. Ed è proprio tra le piccole e medie imprese che restano alti i margini di crescita di export digitale.
Il report dell’Osservatorio, infatti, ha messo in evidenza che la maggior parte delle piccole e medie imprese utilizza l’e-commerce per esportare all’estero, ma non in maniera convinta e significativa, perché il modello di export più diffuso resta quello basato su canali tradizionali b2b. Tra le PMI, l’80% esporta grazie all’online ma sempre in affiancamento agli strumenti offline e il 56% rivela che solo una quota marginale del fatturato prodotto all’estero si lega all’e-commerce.
I canali online più utilizzati sono i marketplace (40%), soprattutto quelli internazionali. Le sole iniziative digitali, sia b2b che b2c, sono le meno adottate (20%), mentre è abbastanza diffusa la combinazione di canali propri e canali gestiti da intermediari (40%).
Export digitale e PMI, come migliorare?
Le ragioni per cui l’export digitale non è ancora utilizzato appieno dalle PMI (ma non solo) sono molteplici.
Innazitutto, molte piccole e medie imprese non sono strutturate per sviluppare autonomamente la strategia di vendita online: 4 su 10, infatti, devono delegare a intermediari e fornitori di servizi la gestione di tutti i processi dell’export digitale, dal marketing alla logistica e al presidio dei canali commerciali. Ci sono poi le difficoltà a gestire gli aspetti di natura legale, come nel caso del mercato cinese, complesso sia sul fronte dell’ingresso che della logistica. Rimane difficoltoso anche il reperimento di fondi.
«L’ecommerce verso l’estero è ancora un fenomeno contenuto per l’Italia» spiega Riccardo Mangiaracina, direttore dell’Osservatorio. «Le nostre imprese non hanno subito sviluppato la presenza in Rete. Oggi abbiamo superato questo problema, ma il divario economico è difficile da colmare».
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