“Bisogna intervenire con una rivisitazione totale del modello di credito in Italia partendo da una diversa applicazione e funzionalità e condizionamento del merito creditizio, dei sistemi di garanzia, dal sostegno dei nuovi sistemi di gestione del credito che fanno riferimento alla Fintech, nonché nella creazione di un Fondo per lo sviluppo delle Pmi”.
A dirlo è stato il presidente della Fondazione Centro Studi di Valore Impresa, Gianni Cicero in occasione del tavolo promosso dalla stessa Fondazione, con esponenti del mondo istituzionale, tra cui il sottosegretario all’Economia Massimo Garavaglia.
Alla Camera dei Deputati sono state presentate le proposte elaborate dagli Stati Generali delle PMI, per rilanciare l’economia italiana, rafforzando i canali di accesso al credito delle PMI, che rappresentano il 98% del tessuto economico italiano.
Accesso al credito: cosa chiedono le PMI?
Dalle conclusioni del tavolo, emerge innanzitutto l’esigenza di semplificare le procedure, che, spesso, rischiano di essere un ostacolo per l’erogazione di finanziamenti.
Una prima linea di intervento proposta è la rivisitazione della Centrale Rischi, il servizio gestito da Banca d’Italia che fornisce a banche o intermediari finanziari informazioni sullo stato d’indebitamento della clientela. Oggi chi riceve una richiesta di finanziamento può inoltrare alla Banca d’Italia un messaggio di prima informazione contenente tutti i dati anagrafici del richiedente. La Banca d’Italia restituisce la posizione globale d’indebitamento, sulla base della quale viene poi deciso se erogare o meno il credito richiesto.
Gli Stati Generali delle PMI chiedono che, in questo sistema, sia inserito un sistema di diversificazione della gravità delle pregiudiziali, per evitare che problemi passati, di minore entità, compromettano la possibilità di accedere al credito. Allo stesso tempo, si chiede una semplificazione delle procedure per il credito bancario, da stabilire con ABI, Associazione delle Banche Italiane, per creare un percorso meno complicato rispetto a quello previsto per le grandi imprese.
Altra proposta è il potenziamento del sistema dei confidi, attivando però un meccanismo che disinneschi la possibilità di comportamenti poco virtuosi. Per questo, si chiede un maggiore intervento, in particolare con controlli sulle condizioni applicate per il rilascio delle garanzie, da parte del Medio Credito Centrale (istituzione dell’Agenzia nazionale per lo sviluppo di impresa che mira a promuovere le politiche per la crescita) e degli altri soggetti competenti in materia di vigilanza, ed eventuale potere di revoca delle autorizzazioni per gli inadempimenti. Operativamente, è stato proposto di attivare un numero verde per la denuncia di comportamenti che si discostano dai fini mutualistici e solidali, per garantire un rapporto più diretto con il Medio Credito Centrale.
Le proposte delle PMI
Altra propsota degli Stati Generali delle PMI è quella di potenziare i canali di accesso al credito diversi da quello bancario. Si guarda con interesse, ad esempio, al mondo Fintech, ovvero all’innovazione tecnologica nei servizi finanziari.
Si tratta di un tema certamente importante e non nuovo. Proprio per offrire alternative al credito bancario, nel 2017 sono stati istituiti, ad esempio, i PIR, nati per convogliare il risparmio privato nell’economia reale, con attenzione in particolare alle PMI.
Dal consesso romano è emersa anche la proposta di istituire un nuovo Fondo PMI che coinvolga oltre ai tradizionali attori istituzionali, come la Cassa depositi e prestiti, anche le casse di previdenza private e garantisca una maggior redditività per attirare capitali.
Infine, le Piccole e Medie Imprese chiedono un sistema che protegga maggiormente il mercato dei crediti deteriorati (NPL – Non Performing Loan) dalle derive speculative, attraverso nuove regole che concedano la prelazione al debitore originario.
Tanti i temi caldi messi, dunque, sul tavolo, aprendo un dibattito che sarà interessante seguire nei suoi sviluppi.
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