La normativa europea modifica notevolmente le modalità di classificazione di default delle aziende.
Conoscere le nuove modalità è importante perché le imprese potrebbero essere classificate in default anche per rate non pagate di piccolo importo. Le associazioni di categoria ed Abi hanno, al riguardo, realizzato un’utile guida con le risposte alle domande più comuni.
Ecco alcune delle principali novità.
Come cambiano le regole di esposizione con la nuova normativa sul default?
Fino a oggi, la banca doveva classificare in default l’impresa che, per più di 90 giorni consecutivi, fosse in arretrato di pagamento “rilevante” sulle scadenze previste nel finanziamento bancario.
Con il regolamento delegato numero 171 dell’ottobre 2017, la Commissione Europea ha specificato i criteri per la fissazione della soglia di rilevanza, oltre la quale l’impresa debba essere obbligatoriamente classificata in default.
In particolare, gli istituti di credito così come gli intermediari finanziari non bancari che concedono finanziamenti (ad esempio le società di leasing) dovranno definire l’inadempienza se l’impresa è in arretrato di pagamento, per oltre 90 giorni, su importi di ammontare superiore a 500 euro (complessivamente riferiti a uno o più finanziamenti) e che rappresentano più dell’1% del totale delle esposizioni di un’impresa verso la banca.
Per le persone fisiche e le piccole e medie imprese, esposte nei confronti di una banca per finanziamenti inferiori a 1 milione di euro, l’importo dei 500 euro è ridotto a 100 euro.
Come si calcolano i giorni di arretrato?
Il conteggio parte dal giorno successivo alla data in cui gli importi dovuti per capitale, interessi e commissioni non siano stati corrisposti e abbiano superato le soglie di rilevanza previste dalle nuove regole.
Si possono compensare gli importi scaduti con altre linee di credito non utilizzate dallo stesso debitore?
Diversamente dal passato, non potranno essere utilizzati margini attivi dell’impresa disponibili su altre linee di credito per compensare gli arretrati in essere ed evitare di classificare l’impresa come inadempiente.
La banca sarà quindi tenuta a classificare l’impresa in default anche nel caso in cui questa abbia linee di credito ancora disponibili.
Ci sono altri criteri che possono determinare il default?
Se anche l’impresa non avesse arretrati rilevanti da oltre 90 giorni, può essere classificata in stato di default se, sulla base delle informazioni in suo possesso, la banca:
- ritenga improbabile il recupero del proprio credito senza il ricorso all’escussione delle eventuali garanzie acquisite a tutela;
- per le posizioni non garantite, valuti che l’impresa non sia comunque più in grado di adempiere correttamente alle proprie obbligazioni.
Il default di un’impresa può avere conseguenze su un’altra collegata?
A differenza delle vecchie regole, che non consentivano di scongiurare l’effetto contagio, ora le banche dovrebbero censire le connessioni tra i propri clienti, in modo da identificare i casi in cui il default di una impresa possa ripercuotersi negativamente sulla capacità di rimborso di un altro debitore ad essa connesso, con la conseguenza che anche quest’ultimo possa essere considerato in default.
Quando saranno applicate le nuove norme?
Le banche possono iniziare ad applicare le nuove norme sul default già da giugno 2019 ed entro il termine massimo del 1° gennaio 2021.
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