A marzo 2019 i finanziamenti bancari alle PMI sono calati del 2,3% rispetto allo stesso periodo del 2018. La nuova elaborazione dell’ufficio studi della CGIA di Mestre fotografa una situazione che dura da tempo: il trend negativo del credito bancario alle PMI dura infatti ormai da 7 anni.
La stessa Banca d’Italia, nella sua ultima relazione annuale, certifica che dal 2012 il volume dei prestiti alle aziende con meno di 20 addetti è sceso costantemente.
Accesso al credito bancario: le difficoltà delle PMI
Il trend negativo dei prestiti concessi alle PMI dal canale bancario è solo in parte riconducibile alla qualità della domanda e al livello di rischiosità di questi soggetti. Anche a parità di rischio, infatti, i tassi di interesse applicati alle imprese minori sono in media superiori di 300 punti base di quelli pretesi alle aziende di grandi dimensioni.
Secondo il segretario della CGIA Renato Mason, “quando una micro impresa si rivolge ad una banca per ottenere un finanziamento, nella stragrande maggioranza dei casi quest’ultimo ha una dimensione economica molto contenuta. Se in prima battuta sembra una richiesta facilmente solvibile, successivamente si scopre che per redigere l’istruttoria ed erogare il prestito gli istituti di credito devono assumersi dei costi fissi molto elevati, che riducono al minimo i margini di profitto di questa operazione. Questa è la ragione che ha spinto molte banche, soprattutto di livello nazionale, a chiudere i rubinetti del credito alle micro aziende. E senza liquidità, molti artigiani e altrettanti piccoli imprenditori si sono trovati in gravi difficoltà”
Finanziare la crescita: le alternative delle PMI al canale bancario
Sono diverse le fonti di credito a cui le PMI possono accedere per programmare i loro investimenti. In un apposito paper, la Commissione europea individua diverse tipologie già diffuse nei Paesi Europei.
Una fonte di finanziamento emergente è il crowdfunding o finanziamento collettivo. Consiste nell’invitare il pubblico a finanziare progetti mediante donazioni o contributi in denaro in cambio di una ricompensa, della prenotazione di un prodotto, di prestiti o investimenti. Sebbene questo sistema sia spesso utilizzato da artisti ed imprenditori sociali, anche le PMI e le startup innovative possono avviare campagne di crowfunding.
Nei Paesi del Nord Europa, la Commissione europea sottolinea la diffusione del capitale di rischio, ovvero la parte di capitale conferita da soggetti che partecipano direttamente al rischio di impresa. Consiste non solo nell’apporto di fondi, ma anche di esperienza, strategia e know how, da parte di operatori specializzati che scelgono di investire in imprese a loro giudizio particolarmente promettenti. È una forma di credito utile soprattutto per le imprese in fase di startup.
Altra fonte interessante è la quotazione in borsa, che permette alle PMI di accedere a una fascia potenzialmente più ampia di investitori in titoli azionari. Particolarmente interessanti per le PMI sono i mercati azionari di crescita che offrono opportunità di quotazione con requisiti semplificati per imprese che non possono o non vogliono essere quotate sui principali mercati azionari.
Altro strumento per raccogliere capitale sono le obbligazioni societarie, titoli di debito che le imprese possono emettere ottenendo capitale da investitori a cui poi restituiranno il prestito maggiorato del tasso di interesse.
C’è poi la cartolarizzazione, processo con cui viene creato uno strumento finanziario, ad esempio da una banca, aggregando attività (ad esempio prestiti alle PMI) da vendere agli investitori. Tale processo consente di accedere più facilmente a una gamma più ampia di investitori, aumentando al contempo la liquidità e liberando risorse di capitale dalle banche per favorire nuovi prestiti.
Altra possibilità per ottenere credito è il leasing, o locazione finanziaria, utile ad esempio per acquistare un bene strumentale per la propria attività. In genere, una società di leasing o una banca commerciale procede con l’acquisto del bene, per poi concederlo in locazione all’azienda, a fronte del pagamento di un canone periodico. Al termine del periodo stabilito per la locazione, l’imprenditore potrà scegliere se riscattare il bene a un prezzo prefissato, o lasciarlo alla società di leasing.
Per le microimprese, la microfinanza può rappresentare un’ulteriore fonte di finanziamento. Si tratta di prodotti e servizi finanziari forniti a realtà reputate non solvibili e che per tanto si trovano escluse dalle fonti di credito tradizionali. Il servizio più tipico è il microcredito, ovvero prestiti di importo modesto per avviare un’attività o migliorarla.
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