Crescono a doppia cifra gli investimenti in tecnologie 4.0. Nel 2018, parliamo di un +35% rispetto all’anno precedente, +140% rispetto a quattro anni fa. Per il 2019, in base ai risultati del primo trimestre, si conferma una crescita, seppur in leggero rallentamento, del +20-25%.
A fare il punto è stato l’Osservatorio Industria 4.0 della School of Management del Politecnico di Milano, che ha analizzato gli investimenti ed i progetti delle imprese e che ha condotto una ricerca tra 192 imprese (153 grandi aziende e 39 PMI).
L’espansione del 2018 va senz’altro letta anche alla luce dei progetti di digitalizzazione industriale avviati nel 2017 sulla spinta del Piano Nazionale Industria 4.0. Tuttavia, gli incentivi non sarebbero bastati senza la consapevolezza dell’importanza delle nuove tecnologie, da parte delle realtà produttive. Sulla base della survey dell’Osservatorio Industria 4.0, l’80% ritiene che Industria 4.0 sia una rivoluzione che porterà cambiamenti radicali con grandi potenzialità ancora da esprimere, solo il 20% la considera soltanto un’evoluzione di quanto già avviato negli anni precedenti.
Industria 4.0 ai raggi X: le tecnologie più diffuse
Lo scenario italiano è molto dinamico dal punto di vista delle applicazioni 4.0. Sono quasi 800 quelle censite, in media oltre quattro iniziative per azienda, distribuite nelle tre aree dei processi aziendali: Smart Factory (produzione, logistica, manutenzione, qualità, sicurezza e rispetto norme) col 42% dei progetti, Smart Lifecycle (sviluppo prodotto, gestione del ciclo di vita e gestione dei fornitori) col 33% e Smart Supply Chain (pianificazione dei flussi fisici e finanziari) col 25%.
Le tecnologie 4.0 più diffuse sono IT, in particolare l’Industrial IoT (la componentistica per connettere i macchinari alla rete) che con un valore di 1,9 miliardi di euro rappresenta il 60% del mercato e registra la crescita più marcata (+40%), seguito da Industrial Analytics, con 530 milioni di euro (17% del mercato, +30%), e Cloud Manufacturing con 270 milioni di euro (8%, +35%).
Meno rilevante è la fetta del mercato costituita da attività di consulenza e formazione legate a progetti Industria 4.0: 220 milioni di euro (+10%), un dato inferiore alle aspettative che evidenzia come ci sia ancora molto da fare sul fronte delle competenze.
Le prospettive: necessario coinvolgere tutte le risorse umane
Secondo l’Osservatorio, nei prossimi due anni le aziende hanno intenzione di concentrare gli investimenti in Industrial IoT (48%), Industrial Analytics (39%) e Advanced Automation (33%), mentre se si considera un orizzonte di 3-5 anni le priorità diventano Advanced Automation, Cloud e Additive Manufacturing. Intelligenza Artificiale e Blockchain non sono ancora rilevanti nei piani di investimento dei prossimi 5 anni, con alcune eccezioni per le aziende di grandi dimensioni.
Tuttavia, sarà sempre più necessario coinvolgere i dipartimenti HR e i lavoratori nella progettazione e nello sviluppo delle soluzioni.
Ad oggi, solitamente il promotore delle iniziative 4.0 è un top manager (43,8% del campione) o direttore di produzione o stabilimento (35,4%). La funzione Research & Development è coinvolta soprattutto nello sviluppo del progetto. La funzione Human Resources, invece, partecipa in pochissimi casi alle varie fasi: solo nel 6,8% è stata coinvolta in tutti gli step, nel 27,1% è solo informata dell’avvio del progetto, nel 23,4% non ha avuto un ruolo in nessuna attività. Anche il coinvolgimento degli operatori è limitato: solo il 7,8% delle aziende li ha coinvolti in tutte le fasi del progetto 4.0, il 25% non ha affidato nessun ruolo. Ma addirittura solo nel 26,6% dei casi gli operatori sono stati informati della strategia 4.0.
Come affermato da Raffaella Cagliano, Professore Ordinario di People Management and Organization del Politecnico di Milano, “i dati mostrano come poche imprese stiano affrontando la rivoluzione 4.0 con un approccio sistemico che guardi contemporaneamente alle soluzioni tecnologiche e al modello organizzativo, e sono ancora una minoranza quelle che valutano adeguatamente l’impatto delle scelte tecnologiche. Questo potrebbe rappresentare una potenziale zavorra sulla via del percorso 4.0 delle aziende italiane, che può limitare il pieno e rapido raggiungimento dei benefici non solo per le performance aziendali, ma anche per l’arricchimento degli operatori”.
Dunque, non basta investire in nuove tecnologie, ma serve una cultura d’impresa orientata al 4.0, che coinvolga tutti, per non perdere la sfida della competitività.
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