La crescita è in rallentamento, ma le Pmi possono affrontare le sfide del presente e del futuro partendo da basi sempre più solide.
In sintesi, è quello che emerge dal rapporto Cerved 2019 sulle Pmi, una delle fotografie più complete che analizza la situazione economico-finanziaria di 157.000 piccole e medie imprese che occupano 4 milioni di addetti e che costituiscono il cuore del tessuto economico italiano.
I dati economici delle Pmi
L’analisi mette in evidenza per il 2018 un fatturato in aumento in termini nominali del +4,1%, un valore aggiunto cresciuto del +4,1% – a ritmi più ridotti dei costi del lavoro che è stato +5,6% – con effetti negativi sulla produttività e sui margini.
La ripresa delle Pmi, avviata nel 2013, lo scorso anno ha dunque perso slancio, continuando su questo trend anche nella prima parte del 2019. Eppure, le aziende italiane sono finanziariamente sempre più solide.
La congiuntura più debole non ha, infatti, intaccato il processo di rafforzamento dei fondamentali finanziari delle Pmi, che ormai prosegue da molti anni.
I debiti finanziari sono cresciuti nel 2018 per il secondo anno consecutivo, con un’accelerazione rispetto al 2017 (+2,2% contro +1,2%). Parallelamente, le piccole e medie imprese hanno rafforzato il proprio capitale a ritmi decisamente più sostenuti (+8,5%).
Ne è seguita un’ulteriore riduzione del peso dei debiti finanziari in rapporto al capitale netto, sceso nel 2018 al 63% (dal 66% del 2017 e dal 116% del 2007). Nonostante il rallentamento della redditività, l’incidenza degli oneri finanziari sui margini lordi ha raggiunto un minimo storico, al 13%, grazie anche alla politica ultra espansiva della BCE.
Gli investimenti delle PMI sono risultati in forte crescita nel corso del 2018: hanno toccato il 7,1% delle immobilizzazioni materiali, dal 6,4% dell’anno precedente. La dinamica risulta particolarmente sostenuta tra le PMI manifatturiere, che evidentemente hanno beneficiato degli incentivi di Industria 4.0.
Pmi: le prospettive per il medio periodo
Sulla base dei punteggi che Cerved assegna ai bilanci, la quota di Pmi che si possono definire solide è il 56,5%, in decisa crescita rispetto al 39,4% nel 2012. Le Pmi con un bilancio rischioso sono invece il 12,1%, in netto calo rispetto al 22,7% del 2012.
«Grazie a uno sforzo di capitalizzazione degli imprenditori e al dividendo del quantitative easing, che ha ridotto il peso degli oneri finanziari – ha spiegato l’amministratore delegato di Cerved Group Andrea Mignanelli – oggi abbiamo un sistema di imprese molto più solido: le oltre 100.000 Pmi che classifichiamo come ‘sicure’ o ‘solvibili’ potrebbero finanziare investimenti per 133 miliardi di euro senza compromettere il loro profilo di rischio».
Anche nel prossimo triennio, secondo l’analisi, le Pmi italiane continueranno a evidenziare profili solidi, pur crescendo poco- sotto un punto percentuale in termini reali – all’interno di una congiuntura economica debole.
Nel 2019, infatti, i fatturati segneranno una netta frenata e accelereranno leggermente nel successivo biennio, mentre la redditività lorda sarà sostanzialmente ferma per poi crescere a ritmi lenti. Ciononostante, il rafforzamento patrimoniale e il calo della rischiosità dovrebbero proseguire, anche se più lentamente rispetto al passato.
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