Rispetto ad altri Paesi europei ed ancor di più rispetto agli Stati Uniti, l’Italia si caratterizza per la centralità del mondo bancario nell’erogazione di finanziamenti alle imprese.
Suscita, dunque, grande interesse il dato che emerge dall’Osservatorio Entrepreneurship & Finance della School of Management del Politecnico di Milano che ha registrato una crescita di circa 700 milioni di euro di risorse arrivate alle PMI dalla finanza alternativa.
Tra luglio 2018 e giugno 2019 sono stati erogati 3 miliardi di euro attraverso questi canali contro i 2,3 miliardi dello stesso periodo dell’anno precedente.
Accesso al credito: le difficoltà delle PMI
Autorevoli ricerche internazionali attestano che per le Piccole e Medie imprese è sempre più difficile accedere al credito.
Secondo l’indagine annuale del Fondo Europeo per gli Investimenti (FEI) che misura la facilità di accesso al capitale per le PMI nell’Unione Europea, nel 2018 l’Italia registra un arretramento dal 17° al 19° posto, scavalcata dall’Estonia e dal Portogallo.
La “Survey on the Access to Finance of Enterprises in the euro area” di maggio 2019 della Banca Centrale Europea attesta che in Italia la percentuale di PMI potenzialmente vulnerabili in termini finanziari (ovvero con ricavi e profitti in diminuzione e allo stesso tempo debito e pagamento di interessi in aumento) è superiore al 7% mentre la media continentale è il 3%.
La stessa ricerca fa emergere che le PMI italiane sono diventate relativamente più pessimiste rispetto all’accesso al credito bancario: la percentuale di quelle che dichiarano una maggiore disponibilità da parte delle banche rispetto all’anno precedente è scesa dal 17% al 12%.
Le incertezze politiche sembrano influire anche sul costo del capitale: il 27% delle PMI italiane riporta un peggioramento del tasso di interesse pagato, mentre nel periodo precedente la percentuale era la metà, il 14%.
Finanza alternativa: gli strumenti per le PMI
È in questo contesto di incertezza dell’accesso ai tradizionali canali del credito che matura il crescente interesse verso la finanza alternativa, in linea con quanto accade in Europa.
L’Osservatorio registra che quasi tutti i comparti, in particolare il crowdfunding e l’invoice trading, risultano in progresso e occupano spazi sempre più rilevanti sul mercato del capitale.
Il mercato dei minibond sembra essersi stabilizzato su buoni livelli, ma potrebbe essere spinto ulteriormente nel futuro dai ‘basket bond’.
Alternative più consolidate come il private equity e il venture capital risentono maggiormente delle incertezze del quadro macroeconomico, ma comunque assicurano il loro flusso verso le PMI italiane.
L’aspetto forse più interessante che emerge, però, è che c’è una sempre maggiore integrazione tra i diversi comparti della finanza alternativa. Rispetto alla specializzazione, che ha caratterizzato l’offerta fino a poco tempo fa, sembra emergere ora una proposta diversificata da parte dei singoli player, anche in risposta ad evoluzioni graduali della normativa.
“Si potrebbe dire – si legge nel Rapporto – che accanto al modello della ‘banca universale’ sta emergendo un ecosistema a rete che ambisce a diventare partner delle imprese dalla loro nascita, nella fase di startup, fino alla definitiva consacrazione sui mercati mobiliari”.
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