Nonostante i timori, le incertezze che hanno caratterizzato il 2019 – dalla guerra dei dazi a Brexit – non hanno avuto un impatto dirompente sulle esportazioni delle aziende italiane. Per il prossimo futuro, le stime sono ancora positive.
I dati del 2019 e le prospettive sull’export per il 2020
L’ultima rilevazione Istat, relativa ad ottobre, registra una crescita dell’export italiano del 4,3% rispetto allo stesso mese del 2018. Anche il bilancio dei primi dieci mesi migliora con una crescita del 2,7% che porta il totale delle vendite di made in Italy a sfiorare i 400 miliardi di euro.
La crescita è sostenuta principalmente dall’aumento delle vendite di mezzi di navigazione marittima verso i mercati extra Ue e dalla farmaceutica. Bene anche alimentari e tessile, mentre a rendere meno toniche le medie dei primi dieci mesi è l’area allargata della meccanica, dai prodotti in metallo ai mezzi di trasporto passando dai macchinari e dalle attrezzature, a causa della debolezza del settore auto.
Secondo Sace Simest, società di Cassa depositi e prestiti che si occupa di internazionalizzazione, proporre il Made in Italy nel mondo è ancora una chiave di successo, nonostante il rallentamento globale e le guerre dei dazi.
Per il 2020-2022 si prevede una crescita media annua del 4,3% che porterà le vendite estere di beni italiani a toccare il valore di 500 miliardi nel 2020 ed a superare i 540 miliardi nel 2022.
Tre mercati su cui puntare per le esportazioni
Il Rapporto Export di Sace Simest ha identificato tre Paesi con specifiche opportunità settoriali per gli esportatori italiani.
In America Latina, si evidenzia il Brasile, prima economia dell’area, in ripresa dopo la recessione del biennio 2015-2016. Il business environment, supportato da un sistema finanziario evoluto e da un contesto istituzionale stabile, potrebbe compiere ulteriori progressi grazie a una serie di riforme anticipate dal nuovo governo, con impatti positivi sulla domanda potenziale dei consumatori domestici e, di conseguenza, sull’export italiano. Per le aziende italiane, Sace Simest individua come tre i settori chiave nelle infrastrutture, nelle energie rinnovabili e nell’agribusiness.
Ottime opportunità si prospettano anche negli Emirati Arabi Uniti, uno tra i Paesi più benestanti del Medio Oriente, con un Pil pro capite medio tra i più alti al mondo. L’economia, per anni basata sul settore degli idrocarburi, si sta oggi muovendo verso una maggiore diversificazione con l’obiettivo di accrescere il ruolo di hub commerciale e finanziario del Paese. Tra le maggiori opportunità settoriali ci sono anche qui le infrastrutture, ma anche le energie alternative e le applicazioni tecnologiche per istruzione, salute, sostenibilità, mobilità e trasporti.
In Asia, gli occhi sono puntati sull’India, seconda al mondo per popolazione, tra le aree con la più elevata crescita del Pil. Il Made in Italy ha già registrato ottime performance, ma la quota export dell’Italia è ancora relativamente bassa. A livello settoriale, agroalimentare e food processing, infrastrutture e farmaceutico offrono i più ampi spazi di crescita per i nostri esportatori.
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