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Arriva il Marchio storico Made in Italy: come ottenerlo?

Il Ministero dello Sviluppo Economico ha presentato il Marchio storico d’interesse nazionale, previsto dal Decreto Crescita per tutelare la proprietà industriale delle aziende storiche italiane.

Un brand unico, una sorta di “certificazione” promossa niente di meno che dal Ministero dello Sviluppo Economico. Arriva il Marchio storico d’interesse nazionale, istituito con il decreto firmato dal ministro Stefano Patuanelli che disciplina le caratteristiche e le modalità d’iscrizione di un marchio al registro speciale ‘Marchio storico d’interesse nazionale’, come previsto dal Decreto Crescita.

Il nuovo strumento viene messo a disposizione delle imprese italiane per tutelare la proprietà industriale delle aziende storiche italiane, nella sfida verso la valorizzazione del Made in Italy, l’innovazione, la sostenibilità, la competitività internazionale.

Chi (e come) può ottenere il Marchio storico di interesse nazionale

Per ottenere il Marchio, occorre rispettare alcuni requisiti.

In particolare, possono ottenerlo i titolari o i licenziatari esclusivi di marchi d’impresa registrati da almeno 50 anni o per i quali sia possibile dimostrare l’uso continuativo da almeno 50 anni. Questi marchi devono essere usati per commercializzare prodotti o servizi di una impresa produttiva nazionale “di eccellenza storicamente collegata al territorio nazionale”.

Si tratta quindi di un riconoscimento al Made in Italy che premia la continuità e la capacità di esaltare il know how italiano.

Il Marchio storico di interesse nazionale può essere usato per finalità commerciali e promozionali. Per ottenerlo, le realtà che rispettino i requisiti devono chiedere l’iscrizione in un Registro speciale istituito presso l’Ufficio italiano brevetti e marchi.

Oltre a tutelare il Made in Italy con questo marchio, il Ministero dello Sviluppo Economico si impegna a difendere le aziende con un fondo per la tutela dei marchi storici di interesse nazionale, per salvaguardare i livelli occupazionali e la prosecuzione dell’attività produttiva sul territorio nazionale.

Nel caso in cui l’impresa titolare o licenziataria di un marchio iscritto nel registro speciale intenda chiudere la produzione nel luogo d’origine, per cessazione di attività o per delocalizzazione, deve informare il Ministero che avvierà il procedimento per individuare gli interventi tramite il fondo appositamente istituito.

Più probabilità di successo per chi registra marchi e brevetti

Il nuovo Marchio storico di interesse nazionale è solo l’ultima misura promossa dal MISE per tutelare il Made in Italy.

Aderire a queste iniziative, per le aziende, è importante perché agevola la crescita.

Secondo uno studio dell’ufficio europeo dei brevetti (Epo) e dell’Ufficio Europeo per la proprietà intellettuale (Euipo), le imprese che richiedono brevetti, marchi o disegni hanno il 21% di possibilità in più, rispetto alle altre, di aumentare il proprio fatturato.

Sul fronte occupazionale, in Italia 1 posto di lavoro su 3 si trova nelle aziende che fanno un uso intensivo di marchi e brevetti, aziende che contribuiscono da sole al 46,9% del PIL.
La situazione in Italia è incoraggiante. Il nostro Paese è al secondo posto tra i Paesi dell’Unione Europea per tutela dei marchi, dopo solo la Germania, ed è al quarto posto tra i 25 mondiali. Sul fronte dei brevetti, è invece al decimo posto a livello internazionale.

Ora la lotta contro contraffazione e l’Italian Sounding si avvale di uno strumento in più, che sarà spendibile anche all’estero.

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