Il lockdown ha costretto migliaia di attività alla chiusura, per motivi di forza maggiore indipendenti dalla volontà degli imprenditori e dei professionisti, i quali si sono dovuti adeguare alle nuove regole.
Questo ha provocato, ovviamente, gravi danni non solo in termini di guadagni, ma anche di ulteriori spese per la riorganizzazione del lavoro e la manutenzione di macchinari inutilizzati, nonché di potenziale perdita di clienti e fornitori.
Inoltre, il dilagare del contagio ha accresciuto la probabilità di malattia tra i lavoratori stessi, comprese le figure chiave la cui assenza può compromettere il buon andamento di un’azienda.
I danni del Business Interruption: non solo Covid
Secondo una ricerca condotta e pubblicata da Cerved per valutare la percezione di vulnerabilità delle PMI dopo Covid, un’impresa su sei considera a rischio la propria sopravvivenza e ben il 78%, in particolar modo le piccole aziende dei settori più colpiti, come i trasporti e l’intera filiera del turismo, percepisce come significative le ripercussioni provocate dall’emergenza sanitaria.
L’accresciuta percezione della vulnerabilità trova conferma nelle proiezioni: se prima dell’emergenza sanitaria le imprese vulnerabili o a rischio default erano il 39,6%, si stima che questa percentuale sia destinata ad aumentare nel 2020 fino al 51% o addirittura al 57% nel caso più estremo.
Cresce, inoltre, la consapevolezza che anche altri rischi – come le catastrofi naturali o il cyber risk – possono provocare l’interruzione di attività. In particolare, la diffusione di nuove tecnologie al servizio dell’attività d’impresa aveva fatto emergere già prima del Covid-19 il rischio legato ad attacchi informatici o a guasti che compromettono la connettività.
Infine, la salute è ormai un tema centrale per le aziende: laddove le risorse umane sono sempre più centrali per la competitività, anche la loro salute diventa un asset da proteggere.
Tutelare la continuità d’impresa
L’emergenza Covid ha evidenziato l’importanza della protezione della continuità d’impresa, in un contesto nazionale caratterizzato da una diffusa sotto-assicurazione tra le aziende. L’indagine Cerved ha infatti evidenziato che solo il 3% delle PMI è assicurato in modo specifico contro il rischio di Business Interruption.
La necessità di tutelare le persone chiave ha dato impulso alla ricerca di soluzioni ad hoc. Tuttavia, è fondamentale che la tutela non sia estemporanea, ma inserita in una pianificazione complessiva che tenga conto delle esigenze delle aziende, partendo da una valutazione reale dei bisogni. Senza una visione globale, si rischia infatti di sovra-assicurare alcuni segmenti dell’attività, lasciandone scoperti altri.
Per questo è centrale il ruolo della consulenza strategica di professionisti che abbiano una visione complessiva e che, sulla base di criteri oggettivi, possano individuare le risposte più appropriate. A1 Corporate 4.0, con i suoi Corporate Advisor, è al fianco delle imprese che vogliono proteggere la loro continuità aziendale, continuando a generare liquidità.