In un periodo difficile per l’economia mondiale e di contrazione dei consumi interni, l’export rappresenta un canale fondamentale per le imprese che, dalle vendite all’estero, possono continuare a ottenere liquidità per la continuità d’impresa.
La diffusione delle tecnologie rappresenta un’opportunità per innovare il processo tradizionale di esportazione, integrandolo con l’e-commerce.
Non parliamo di un fenomeno nuovo: secondo le stime più recenti dell’UNCTAD (United Nations Conference on Trade and Develpment), il valore dell’e-commerce ha raggiunto 25,6 trilioni di dollari a livello globale nel 2018 e risulta in crescita dell’8% rispetto al 2017. Di questi, oltre tre quarti sono attribuibili a scambi tra imprese (B2B).
Ora l’emergenza Covid-19 e la riduzione della mobilità personale hanno portato ad un forte aumento del ricorso agli acquisti online, e dunque ci si aspetta che questa tendenza di crescita risulti ulteriormente rafforzata.
Export online, quali sono i mercati più interessanti per l’Italia
Secondo il dossier che l’ICE (Istituto Commercio Estero) dedica proprio all’e-commerce, nel 2018 l’Italia risultava all’ottavo posto nella classifica mondiale per volume d’affari di vendite generate dall’e-commerce, con 394 miliardi di dollari.
Tuttavia, implementare i nuovi canali di vendita rappresenta una concreta strategia di crescita per le aziende che possono entrare in mercati in crescita.
In particolare, i dati del B2C relativamente al periodo 2019-2023 mostrano tassi di crescita annui di molto superiori alla media globale per Paesi quali l’India (17,8%), la Spagna e la Cina (intorno all’11%), l’Indonesia, l’Argentina ed il Sud-Africa (con circa il 10%) e l’Arabia Saudita (9,5%).
Questi Paesi rappresentano quindi potenziali target che possono dare ritorni importanti alle imprese italiane orientate all’e-commerce.
Gli Stati Uniti si attestano al 7,8% di crescita annua, valore di poco superiore alla crescita prevista per i principali Paesi europei (la Francia con il 7,7%, la Germania con il 6,3% e il Regno Unito con il 5,7%), dove la propensione a limitare l’acquisto online all’interno dei propri confini è ad oggi ancora largamente predominante e relativamente più alta dell’Italia.
Con riferimento alle prospettive settoriali, si conferma la predominanza del segmento moda e abbigliamento (con un valore di circa 620,6 miliardi di dollari, il cui 56% è attribuibile alla sola Cina); a seguire, l’elettronica (457,5 miliardi di dollari), giocattoli, hobby e “fai da te” (384,2 miliardi), arredamento (317,1 miliardi), e prodotti alimentari e di largo consumo (168,9 miliardi).
Le stime sui tassi di crescita annui settoriali fino al 2024 confermano la rilevanza del settore alimentare e dell’abbigliamento, per cui si prevedono tassi di crescita intorno al 10% l’anno e una sempre maggiore domanda da parte dei consumatori cinesi e, per quanto concerne il mercato europeo, da parte dei consumatori tedeschi e britannici.
Vale la pena ricordare che si tratta di stime pre Covid-19 che, pertanto, potrebbero essere soggette a qualche revisione. Tuttavia, se da un lato la contrazione dell’economia globale ha indubbiamente causato una riduzione della disponibilità all’acquisto, dall’altro è ormai consolidata l’evidenza circa l’aumento del numero di consumatori digitali in tutto il mondo.
E-commerce a portata di PMI
Rispetto ad altri driver di sviluppo, l’innovazione dei processi di export non è legata alla dimensione delle aziende, bensì alle tecnologie digitali e alle competenze.
Questo aspetto è emerso con forza dall’indagine fatta dall’Osservatorio Export Digitale del Politecnico di Milano per ICE.
Secondo i risultati della ricerca, non è particolarmente rilevante la quantità di risorse di cui si possiede, ma la qualità. I principali fattori abilitanti all’export digitale, infatti, sono le tecnologie digitali, da un lato, e le capacità digitali, dall’altro, che prevalgono, rispettivamente, sulle risorse fisiche e sulle competenze di internazionalizzazione associate al tradizionale export manager.
Secondo questa ricerca, le tecnologie digitali svolgono un triplice ruolo nella promozione dell’export digitale. Innanzitutto, forniscono un contributo diretto all’e-commerce internazionale, aiutando a ottimizzare le strategie di marketing digitale e a personalizzare meglio l’offerta al consumatore finale (è il caso, ad esempio, dei Big Data e dell’Artificial Intelligence).
In secondo luogo, aiutano le imprese a diventare più produttive e, quindi, più competitive dal punto di vista dei prezzi o della qualità del prodotto (grazie, ad esempio, a 3D-printing, Additive Manufacturing, Blockchain etc.).
Inoltre, contribuiscono a creare una nuova cultura aziendale in grado di promuovere la trasformazione digitale dei prodotti e dei processi, come il passaggio dall’export tradizionale a quello digitale.
Fondamentale è poi affiancare le competenze digitali. Le imprese che dispongono di tecnologie digitali e di un e-commerce manager (o un export manager dotato di capacità digitali) hanno una maggiore probabilità di intraprendere una strategia di export digitale.
L’ideale per le aziende sarebbe dunque di dotarsi di una figura come il digital export manager o di affiancare e-commerce manager ed export manager.
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