In epoca di trasformazioni 4.0, il capitale umano resta asset strategico per la competitività e la crescita di un’azienda. Senza le persone – adeguatamente formate anche all’uso delle moderne tecnologie – gli investimenti stessi in innovazione rischierebbero di non esprimere tutta la loro potenzialità.
Anche il legislatore ha riconosciuto l’importanza delle risorse umane, incrementando gli sgravi sui contributi per le aziende che assumono nel 2021, per liberare liquidità riducendo il costo del lavoro.
Legge di Bilancio 2021: i nuovi contributi per chi assume
Il disegno di legge di Bilancio 2021, approvato dal Consiglio dei Ministri del 16 novembre, prevede tre incentivi destinati ad altrettanti target, che si aggiungono a quelli già esistenti.
Innanzitutto, viene rafforzato l’incentivo per l’assunzione dei giovani già previsto nel 2018, portando l’esonero contributivo riconosciuto alle imprese dal 50% al 100% ed innalzando il requisito anagrafico da 30 a 36 anni. La decontribuzione totale ha la durata di 36 mesi (48 mesi al Sud) per le nuove assunzioni a tempo indeterminato di under 36 alla prima occupazione stabile, effettuate nel biennio 2021 – 2022.
Dello stesso livello l’incentivo previsto per chi assume lavoratrici. In particolare, viene potenziato il bonus previsto dalla legge Fornero 92/2012, che raddoppia dal 50% al 100% per gli anni 2021 e 2022. Le destinatarie dell’assunzione dovranno essere donne disoccupate (da 6 mesi se residenti al Sud e da 24 mesi se residenti nel resto d’Italia) e varrà sia per i contratti a tempo indeterminato che per quelli a termine.
Per entrambe le categorie, lo sgravio contributivo potrà arrivare fino a 6mila euro all’anno (500 euro al mese).
La manovra prolunga poi fino al 2029 lo sgravio del 30% dei contributi per i lavoratori del Sud introdotto dal Dl Agosto: in questo caso, sono premiati tutti i rapporti di lavoro, anche quelli in corso.
Il Sole 24 Ore ha provato a calcolare i possibili risparmi mensili per i datori di lavoro che beneficeranno degli incentivi. Secondo le elaborazioni su diversi profili professionali, le aziende che devono assumere impiegati del commercio possono risparmiare fino al 16% al mese del costo totale del lavoratore under 36 e delle lavoratrici. Il risparmio arriva al 19,5% per un’industria che assume un operaio e al 22% per un ristorante che fa un contratto a un cameriere.
In valore assoluto, si parla di risparmi da 125 a 500 euro mensili sul costo del lavoro per ogni assunto.
Non solo sgravi: il ruolo della formazione
Il valore del capitale umano non è dato solo dalla sua quantità e dall’incidenza dei costi sul bilancio aziendale, ma anche dalla qualità dei lavoratori.
Contano, in questo caso, capacità e competenze personali valutate con un buon processo di recruitment, ma anche perfezionate tramite percorsi di formazione mirati.
Come diceva Henry Ford, infatti, “la competitività di un Paese non inizia nelle fabbriche o nei laboratori di ricerca, ma nelle scuole“.
Secondo una stima di Ernst & Young, l’investimento nella formazione permanente ha per le aziende un ritorno sul fatturato di 2 o 3 volte superiore rispetto alla cifra investita.
Anche su questo fronte, esistono formule di defiscalizzazione della formazione, che consentono alle aziende di generare liquidità attraverso due canali.
Innanzitutto, riducendo il costo dell’investimento a carico dell’azienda, si ottiene un ritorno immediato.
Secondo, la presenza di personale formato ed aggiornato porta, nel medio e lungo periodo, a un valore aggiunto che, a sua volta, crea liquidità per l’azienda.
A1 Corporate, con i suoi professionisti, è al fianco delle imprese che vogliono conoscere le opportunità di contribuzione fornite dalle normative, per pianificare una strategia di assunzioni ottimizzando i costi. Inoltre, grazie ai suoi partner, propone opportunità formative che beneficiano di defiscalizzazione.