“Pmi, industria e digitale: la sfida è adesso”: un’esortazione che arriva dall’Osservatorio Innovazione Digitale nelle PMI del Politecnico di Milano, che ha dato questo titolo al report presentato nella 15esima edizione della Fiera A&T – Automation & Testing.
L’analisi condotta su un campione di 504 Pmi manifatturiere evidenzia come la pandemia abbia costretto ad accelerare alcuni aspetti della trasformazione digitale per contrastare il crollo del fatturato, sopperire alle difficoltà nella gestione dell’operatività aziendale e garantire la flessibilità del lavoro.
La sfida ora sta nel passare da un approccio emergenziale ad uno strategico di lungo periodo.
Approccio strategico al digitale per consolidare la competitività
Quando la pandemia, con le sue conseguenze sulle restrizioni della mobilità e sull’economia, ha fatto irruzione, le PMI erano ancora in una fase di lenta – seppur progressiva – digitalizzazione.
La necessità di rivedere le modalità di approccio a supply chain, personale e clienti ha portato le piccole e medie imprese ad attrezzarsi con tecnologie digitali, secondo una logica più emergenziale che strategica, utile ad affrontare le problematiche innescate dall’emergenza sanitaria, ma non a cogliere l’opportunità di ridisegnare i propri modelli di business e la propria cultura aziendale in un’ottica innovativa.
A dirlo sono i numeri della ricerca. Il 57% del campione, in effetti,, ha mostrato per lo più un approccio tattico, con una focalizzazione al digitale su obiettivi specifici e contingenti di efficienza dei processi. Questo può andar bene per affrontare la contingenza, ma rischia di essere controproducente nel lungo periodo.
C’è comunque un 14% che ha adottato infatti un approccio strategico al digitale, che coinvolge anche i processi core (sviluppo prodotto, rapporti di filiera, marketing e vendite). Generalmente si tratta delle realtà più grandi e redditizie, di natura meno familiare, con una propensione maggiore all’export.
Il restante 29% si avvicina al digitale come reazione a uno stimolo esterno, come la crisi Covid o la richiesta di un cliente, con investimenti scarsi limitati a singole attività e processi, su un orizzonte di breve periodo.
Il ruolo delle competenze digitali
Per passare dall’approccio tattico a quello strategico, la chiave sono le competenze. Le tecnologie, da sole, non possono fare la differenza, se non ci sono delle figure formate in grado di svilupparne le piene potenzialità.
Sotto questo profilo, il tessuto delle PMI ha ancora molti margini di miglioramento.
Il report del Politecnico evidenzia innanzitutto che c’è una scarsa conoscenza delle stesse tecnologie disponibili: il 65% del campione ammette di non conoscere le tecnologie di industrial IoT in fabbrica. L’interesse è in aumento, per ora solo un 9% le applica.
Stesso dicasi per l’uso del digitale nei rapporti lungo la supply chain, in ampliamento, ma comunque ancora marginale (software 35%, sensoristica 7%).
La formazione diventa il punto dirimente. Il 67% delle imprese investe comunque del tempo sull’aggiornamento professionale, anche se in modo non continuativo. Tuttavia, il 40% non ha ancora un responsabile dedicato a ICT& Digitale.
Inoltre, le priorità di investimento digitale per i prossimi dodici mesi sembrano ancora orientate più verso soluzioni che seguono una logica ancora emergenziale.
Come superare questo gap? Se, come sembra, il nodo cruciale è quello delle competenze, la formazione può essere la soluzione per accrescere innanzitutto la cultura aziendale sul fronte delle tecnologie digitali e per strutturare PMI ed aziende in modo che il digitale non sia solo uno strumento tattico, ma strategico.
A1 Corporate 4.0, grazie ai suoi professionisti aiuta le PMI a pianificare la propria strategia di innovazione digitale con un orizzonte di medio e lungo periodo. Attraverso i suoi partner, inoltre, è in grado di individuare o costruire su misura i pacchetti di formazione ad hoc, aiutando l’impresa a beneficiare delle agevolazioni per abbattere i costi e massimizzare i risultati.