Next Generation EU è un’occasione irripetibile per le imprese italiane, comprese le PMI, che potranno accedere a finanziamenti per innovare processi e prodotti, rafforzare la propria competitività e consolidare nuove quote di mercato.
Per massimizzare i risultati, è fondamentale pianificare una strategia di intervento per orientare l’impresa verso la digitalizzazione e la sostenibilità, punti cardine del piano europeo di rigenerazione post-Covid.
Per capire quanta strada ci sarà da fare, è utile conoscere il livello di maturità digitale delle aziende, in particolare le PMI, che costituiscono la maggior parte del tessuto produttivo italiano.
Secondo lo studio condotto dall’Osservatorio Innovazione Digitale nelle Pmi del Politecnico di Milano, cui ha partecipato TeamSystem, per ora solo un terzo delle PMI ha raggiunto la maturità digitale. C’è ancora da lavorare per raggiungere un livello alto di digitalizzazione: una sfida che si potrà vincere grazie anche ai fondi europei.
Maturità digitale raggiunta dal 34% delle PMI, ma cresce l’orientamento al 4.0
Per definire la maturità digitale delle PMI, l’Osservatorio del Politecnico ha definito un campione di circa 500 Pmi, costruito indagando quattro macroaree di business: cultura e organizzazione per l’innovazione, digitalizzazione dei processi core e di quelli di supporto, uso di tecnologie ad alto impatto innovativo.
Il risultato è che che il 34% delle PMI mostra concretamente un elevato grado di maturità rispetto a tutte le aree.
La percentuale non è particolarmente elevata, ma conforta il fatto che c’è un’altra ampia fetta che è pronta a fare il passo verso una reale digitalizzazione. L’11% di PMI è risultato infatti ‘committed’, ovvero ha dimostrato di avere cultura e organizzazione aziendale votate all’innovazione digitale ed è quindi pronto a diventare pienamente maturo.
Il 32% può inoltre definirsi ‘process-oriented’: si tratta di quelle imprese che hanno rivolto gli sforzi verso la digitalizzazione di base e tattica dei processi core e di supporto, ma che sono meno pronte culturalmente e meno interessate alla tecnologia innovativa.
Resta, infine, un 23% di PMI che è ‘digitally immature’ perché carente in tutte le aree di un orientamento all’innovazione digitale: senza un cambio di passo, queste potrebbero perdere la grande opportunità del Next Generation EU.
Col digitale aumenta la sostenibilità
Come riporta Adnkronos, oltre a dare una fotografia della maturità digitale delle PMI, lo studio del Politecnico ha messo in luce la correlazione positiva tra innovazione e sensibilità ai temi ambientali.
L’analisi, infatti, ha rivelato che imprese più propense a investire nel digitale sono anche più attente alla sostenibilità. Secondo lo studio, un incremento del 10% nel digital maturity score (realizzato dall’Osservatorio per calcolare la maturità digitale) è associato a un incremento del 6,0-7,9% nell’indice di sostenibilità.
Complessivamente, quasi il 30% del campione ha dichiarato di aver fatto investimenti in sostenibilità legati alla produzione dei beni o dei servizi, e il 28% sulle tecnologie per il rispetto dell’ambiente.
In questo scenario ci sono differenze in base alla grandezza ed al settore operativo delle PMI.
Le medie, infatti, si dimostrano più sensibili delle piccole, con una differenza nell’indice di sostenibilità del 22,7%. Per quanto riguarda gli ambiti di riferimento, le aziende di Manifattura e Costruzione risultano hanno un indice più elevato, mediamente del 23,4%.
I dati dicono che ci sono ampi margini per incrementare la digitalizzazione e l’approccio alla sostenibilità delle PMI.
In questa fase, è fondamentale partire da un’analisi della propria azienda per sviluppare una strategia di implementazione di tecnologie 4.0 votate anche alla sostenibilità. A1 Corporate 4.0, con i suoi professionisti ed i suoi partner qualificati, è al fianco delle imprese che vogliono intraprendere questo percorso, per non perdere la grande e irripetibile opportunità innescata da Next Generation EU.