Stimolare gli investimenti privati e dare stabilità e certezze alle imprese con misure che hanno effetto da novembre 2020 a giugno 2023: sono questi gli obiettivi, dichiarati dal Ministero dello Sviluppo Economico, del nuovo Piano Nazionale Transizione 4.0, il primo “mattone” su cui si fonda anche il Recovery Fund in Italia.
Il Piano, che vale ben 24 miliardi di euro, è una grande opportunità per le imprese, che possono possono ottenere crediti d’imposta sugli investimenti fatti nel 2020 o programmati fino al 2023, per innovare i propri processi produttivi.
Tra i vari ambiti d’intervento compresi da Transizione 4.0 c’è anche lo smart-working, destinato a diventare una forma di lavoro sempre più utilizzata dalle imprese.
Smart-working, credito d’imposta per implementarlo
L’emergenza Covid-19 ha accelerato la diffusione del lavoro agile che, in Italia, stentava a decollare rispetto ad altri Paesi, soprattutto quelli anglosassoni.
Basti pensare che, secondo le stime della Fondazione studi dei consulenti del lavoro, ad oltre un anno dallo scoppio della pandemia ci sono ancora 5,4 milioni di dipendenti in smart-working: in era pre-Covid erano solo 500.000.
L’uso del lavoro agile è destinato a diventare strutturale nelle imprese. La proroga dello stato di emergenza fino al 31 luglio 2021 ha esteso fino a quella data la procedura semplificata di comunicazione dello smart-working, senza dunque la necessità di stipulare accordi individuali. Questa modalità potrebbe essere prorogata fino a settembre, in base all’evolversi della situazione epidemiologica. Anche per il futuro, è possibile che il Governo promuova ulteriori semplificazioni o incentivi fiscali.
Quel che è certo è che ormai lo smart-working è destinato a diventare una consuetudine e non più un’eccezione. Per questo, il Piano Nazionale Transizione 4.0 ha incrementato l’aliquota del credito d’imposta per strumenti e dispositivi tecnologici destinati alla realizzazione di forme di lavoro agile: reti informatiche, software, dispositivi elettronici, pacchetti per la cybersecurity. Per il 2021, il beneficio è stato portato dal 6% al 15% del costo sostenuto. Le aziende con ricavi fino ai 5 milioni di euro possono fruire del credito in una unica quota annuale.
Produzione in crescita con lo smart-working
Durante il lockdown il lavoro agile è stato fondamentale per la tenuta del mercato del lavoro, ma dopo averlo testato sul campo e averne apprezzato i benefici, molte aziende sono pronte a mantenerlo, al di là delle previsioni normative.
Secondo il rapporto “The future of work: from remote to hybrid” di Capgemini Research Institute, il 63% delle aziende italiane ha infatti registrato un forte aumento della produttività nel terzo trimestre del 2020, grazie all’introduzione della modalità di lavoro da remoto. Le aree in cui c’è stato il maggiore incremento sono quelle legate a funzioni IT e digitali (68%), servizio clienti (60%) e vendite e marketing (59%). Tuttavia, anche in ambiti che comportano una maggiore presenza in loco, come produzione e manufacturing, ricerca e sviluppo, la produttività è cresciuta in media del 51%.
Questo, unito ai risparmi sui costi immobiliari grazie al lavoro da remoto, porterà molte aziende a mantenere lo smart-working nel tempo. Secondo un’indagine dell’Associazione dei direttori del personale Aidp, ad esempio, il 68% delle imprese ha deciso di mantenere le attività da remoto anche nella “nuova normalità”, perché 7 su 10 ne hanno apprezzato i vantaggi.
Gli incentivi di Transizione 4.0 sono dunque utili per chi vuole dotarsi delle infrastrutture necessarie per implementare lo smart-working ammortizzando l’investimento. Grazie agli incentivi si realizza infatti il doppio beneficio di recuperare parte dei costi ed incrementare la produttività, generando liquidità.
A1 Corporate 4.0 accompagna le imprese che vogliano intraprendere questo percorso virtuoso, aiutandole a pianificare l’uso del lavoro agile in base alle specifiche necessità ed accompagnandole nell’individuazione e fruizione degli incentivi disponibili.