Nel 2020, sono stati 543.000 i giovani in tutta Italia che hanno abbandonato la scuola prematuramente, portando l’Italia al terzo posto nell’Unione Europea per dispersione scolastica dopo Malta e Spagna. La Cgia di Mestre parla di una “piaga sociale”, che investe direttamente il mondo del lavoro e le potenzialità delle imprese che si trovano in grande difficoltà nella ricerca di personale.
In particolare, molte PMI sono tornate a denunciare la difficoltà di reperire figure professionali con elevati livelli di specializzazione: del milione e 280mila nuove assunzioni previste dalle imprese italiane tra luglio e settembre di quest’anno, quasi il 31% sarà difficilmente reperibile.
Poca intermediazione, scarse competenze: perché le PMI non trovano i profili che ricercano
Sono due le principali cause all’origine della difficoltà delle imprese nella ricerca di personale.
Da una parte c’è il problema di far incrociare la domanda con l’offerta di lavoro. I centri per l’impiego, che sono il principale strumento pubblico esistente e dovrebbe consentire di mettere in contatto persone in cerca di lavoro ed aziende, non sempre sono adeguati. La cronica assenza di personale sufficiente ha ridotto, in questi anni, le potenzialità dei centri.
Negli ultimi mesi è partita l’attuazione, da parte delle Regioni, del programma di rafforzamento del personale con oltre 11.000 nuovi operatori, il più importante intervento di potenziamento dedicato ai servizi pubblici per l’impiego da quando sono stati istituiti. Tuttavia, come evidenziato dalla testata giornalistica lavoce.info, “per un errato indirizzo politico e di governance, il piano di rafforzamento rischia di essere del tutto “inutile” dato che la stragrande maggioranza dei nuovi funzionari saranno prevalentemente esperti di diritto amministrativo, bravissimi nella registrazione dei disponibili al lavoro, nell’adeguamento dei decreti ministeriali regionali e delle linee guida di Anpal. Peccato che di tutta questa “burocrazia” il disoccupato alla ricerca del lavoro non sappia cosa farsene”. Lo stesso dicasi per le imprese.
L’altro grande problema è quello delle competenze. La dispersione scolastica, a cui si aggiungono i cosiddetti “cervelli in fuga” (68.000 nel 2020), non consente di formare giovani che potrebbero trovare occupazione in aziende, dove sono molto richiesti profili soprattutto tecnici.
Il problema si acuirà con la rivoluzione digitale in corso, accelerata dalla pandemia, che richiede un aggiornamento ed un adeguamento delle competenze in chiave 4.0.
Come superare il mismatch tra competenze richieste ed offerte
In un mercato sempre più globalizzato ed altamente competitivo, le risorse umane sono un asset strategico, in grado di fare la differenza per le performance di un’impresa.
Il percorso che il Paese deve fare per superare il disallineamento tra le figure ricercate dal mondo del lavoro e quelle che sono presenti nel mercato è lungo e complesso, ma le aziende e le PMI necessitano di risposte in tempi brevi.
Una di queste risposte è la formazione finanziata, che consente di riallineare ed aggiornare le competenze del personale adeguandole alle necessità ed ai progetti di crescita e sviluppo delle imprese. Dai fondi interprofessionali, al nuovo bonus formazione nel piano transizione 4.0 fino al fondo nuove competenze, stanno emergendo nuove opportunità che consentono alle aziende di accedere a percorsi formativi per il proprio personale riducendo i costi. Opportunità che sono destinate a crescere con il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, di cui la formazione è uno dei pilastri sia in termine di istruzione che di lifelong learning.
A1 Corporate, attraverso la partnership strategica con AREA 12/OK School (ente accreditato ANPAL per servizi al lavoro), è al fianco delle imprese, aziende e PMI, nella ricerca dei profili richiesti, avviamento di politiche attive ed incentivi con inserimenti tramite formazione finanziata, apprendistato, tirocini extracurriculari, consulenza ai bandi pubblici di finanza agevolata aziendale, formazione continua.