Made in Italy in “buona salute” dopo Covid, con importanti prospettive di crescita. Questa la sintesi che emerge dall’ultimo rapporto elaborato dal Centro Studi di Confindustria “Esportare la dolce vita”, che ha analizzato uno dei segmenti della produzione italiana più attrattivi per l’estero.
Nonostante alcuni comparti, come la moda, siano stati colpiti dalla chiusura di attività commerciali, fiere, trasferte, le eccellenze del made in Italy hanno continuato a crescere anche nel 2020, dirigendosi prevalentemente verso i mercati avanzati, che insieme ne assorbono circa 114 miliardi di euro.
Ammonta invece a oltre 20 miliardi di euro il quantitativo di prodotti “Belli e Ben Fatti” (BFF) esportati verso i paesi emergenti che, per il loro dinamismo sia sul piano demografico che su quello economico, offrono margini di crescita relativamente maggiori, a fronte comunque di rischi più elevati.
Bello e Ben Fatto: le ragioni del successo
Il BBF è l’espressione più facilmente riconoscibile del Made in Italy. Riprendendo i tratti più caratteristici della tradizione culturale dell’Italia, dei suoi paesaggi e delle opere d’arte, racchiude in sé tutti quei beni che rappresentano l’eccellenza italiana in termini di design, cura nei dettagli, qualità dei materiali e delle lavorazioni. Si tratta di prodotti di elevata qualità che si distribuiscono in tutti i comparti produttivi, ma che trovano la loro massima espressione nelle produzioni maggiormente legate al gusto e alla creatività come le cosiddette “3F”: Fashion, Food e Furniture.
Oltre a rappresentare una quota importante dell’export italiano nel mondo, il BBF fa da volano a tutte le esportazioni italiane, avendo un valore non solo economico, ma anche immateriale.
Elemento distintivo è la qualità, che colloca i prodotti Made in Italy in un ambito di mercato diverso rispetto ad altri beni formalmente classificati nelle medesime categorie merceologiche, difendendoli dalla concorrenza sui prezzi dei competitor.
Si tratta, infatti, di prodotti che in molti casi fanno mercato a sé, collocandosi in ambiti in cui opera un numero ridotto di concorrenti, per lo più ubicati in paesi avanzati con strutture di costo simili a quelle italiane. In questo senso, i beni BBF esportati dall’Italia, caratterizzati dall’orientamento a un consumatore evoluto, dall’attenzione alla qualità e dal trasferimento di un valore emozionale, operano in nicchie protette da Paesi che presentano un livello dei costi minore.
Scenari futuri: incremento potenziale di export da 82 miliardi di euro
L’analisi contenuta nel Rapporto di Confindustria consente di ottenere una misura del potenziale di mercato dell’Italia nell’ambito del BBF, rispetto alla quale valutare il margine di miglioramento delle posizioni fin qui acquisite.
Considerando il possibile ampliamento delle attuali quote di mercato rispetto a quelle dei concorrenti che, per struttura dei costi di produzione e qualità dei prodotti esportati, hanno caratteristiche simili a quelle dell’Italia, si stima che un potenziale di crescita dell’export del Bello e Ben Fatto italiano pari a 82 miliardi di euro, di cui 62 nei Paesi avanzati, 20 in quelli emergenti.
A fare da volano alle esportazioni nei paesi avanzati è la forte condivisione di gusti e standard che riflettono una sostanziale affinità dei contesti culturali. Si tratta anche dei principali paesi con cui l’Italia tesse relazioni economiche, politiche e strategiche, e con cui i legami geoeconomici sono particolarmente stringenti. I paesi più importanti, da questo punto di vista, sono Stati Uniti (15,5 miliardi di euro), Germania (5,2 miliardi) e Francia (4,4 miliardi). Tra le economie emergenti i mercati principali sono Cina (3,9 miliardi di euro), Emirati Arabi Uniti (3,2 miliardi) e Russia (1,3).
Per migliorare l’outlook competitivo dell’Italia sui mercati internazionali sarebbe necessario però rafforzare i canali di vendita digitale, anche alla luce della crescente importanza che questi stanno assumendo dopo l’emergenza Covid.
L’analisi di Confindustria dice, inoltre, che serve imprimere un’accelerazione dell’utilizzo dei canali e-commerce da parte dei consumatori, in modo da rendere il mercato italiano più ricettivo per la creazione di nuove piattaforme. Fondamentale è anche, preservare e, ove possibile, aumentare la riconoscibilità del Made in Italy, promuovendo la creazione di marchi riconosciuti anche per le piccole e medie imprese, predisponendo vetrine dedicate e sfruttando l’omnicanalità tra luoghi fisici e virtuali, incentivando la creazione di reti e consorzi di imprese volti a estrarre maggior valore dalle filiere internazionali.
Resta il punto che le imprese italiane hanno un enorme vantaggio competitivo, legato ad una tradizione nazionale, da utilizzare per accrescere la propria competitività. Come farlo? A1 Corporate 4.0 annovera professionisti che possono affiancare le imprese nell’analisi dei propri punti di forza in chiave BBF e pianificare la strategia migliore per valorizzarli.