Nei primi mesi della fase più acuta dell’epidemia di Covid-19, a livello economico era emersa un’emergenza economica piuttosto critica, ovvero la carenza di liquidità. Si ricorderà che, al riguardo, il Governo aveva varato apposite misure per sostenere le imprese, raccolte nel decreto chiamato appunto “liquidità”.
La situazione di crisi innescata dalla pandemia ha fatto emergere con grande evidenza la necessità, ben nota, di integrare il credito bancario, principale fonte di finanziamento per il tessuto produttivo italiano, con forme di credito alternativo, da ricercare sul mercato dei capitali.
Probabilmente la fase di emergenza di Covid-19 ha impresso una spinta propulsiva alla domanda ed offerta di finanza alternativa, di cui si iniziano già a vedere gli effetti.
Credito alternativo, numeri record nel primo semestre 2021
Secondo i dati del report di AIFI, Associazione Italiana del Private Equity, Venture Capital e Private Debt, con Deloitte, nel primo semestre 2021 la raccolta sul mercato del privat debt (fondi che investono in minibond o che finanziano direttamente le PMI) è triplicata rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, attestandosi a 642 milioni di euro, contro i 209 milioni nel primo semestre 2020. Questo dato rappresenta il valore più alto mai registrato non solo in un singolo semestre, ma anche se confrontato agli interi anni passati.
La prima fonte della raccolta sono stati i privati/asset manager (32%), seguiti dai fondi di fondi istituzionali (26%).
Nella prima parte dell’anno sono stati investiti 769 milioni di euro, +74% rispetto al primo semestre del 2020, con un aumento del 139% di sottoscrizioni: si tratta del semestre con i valori più alti mai registrati dall’avvio del mercato, testimoniando una crescita significativa, anche paragonata agli anni precedenti la pandemia.
Escludendo le piattaforme di lending, il maggior numero delle operazioni (91%) è stato effettuato da operatori nazionali, mentre il 67% dell’ammontare arriva da operatori internazionali.
Per quanto riguarda la durata media e gli importi, parliamo di operazioni che durano in media 6 anni, con una prevalenza (92% dei casi) di operazioni sotto i 10 milioni di euro ed un tasso d’interesse medio del 4,6%. Il 53% delle operazioni sono state finanziamenti, mentre il restante 47% sottoscrizioni di obbligazioni.
Per quanto riguarda le aziende target, al primo posto con il 40% degli investimenti troviamo i beni e servizi industriali, seguiti dal settore dei servizi per il consumo, con il 13%. A livello di dimensione delle aziende target, l’88% degli investimenti ha riguardato imprese con meno di 250 addetti.
Liquidità, per le PMI si aprono nuove opportunità
L’accesso al credito è una componente fondamentale per la strategia di crescita per le grandi aziende e le PMI, perché consente di pianificare investimenti che consentono di mantenere o incrementare la competitività sul mercato di riferimento o di esplorare nuovi mercati internazionali.
L’attenzione degli investitori a strumenti che permettono di investire nelle PMI aprono nuove opportunità per queste ultime che, se adeguatamente strutturate, possono intercettare nuovi strumenti di credito, integrando quello bancario.
Dopo l’emergenza Covid, numerosi studi hanno evidenziato questa fase di maggiore attenzione al credito alternativo, ed ora il report di Aifi conferma lo straordinario exploit dei fondi di private debt.
Fondamentale, per le PMI, è un’analisi delle proprie esigenze e delle aspettative, pianificando l’accesso al credito alternativo.
A1 Corporate 4.0, che supporta le aziende a generare liquidità, è al fianco delle realtà imprenditoriali che vogliono cogliere queste nuove opportunità.