Un passo in avanti verso la svolta “green” nel mondo delle imprese. Dal 2022, infatti, gli istituti di credito dovranno prestare particolare attenzione all’allineamento tra le attività delle imprese che chiedono e ricevono credito e la tassonomia europea delle attività sostenibili, approvata nel 2020 dal Parlamento Europeo.
La tassonomia, di fatto, individua i criteri delle attività imprenditoriali che possono essere definite sostenibili, sia sul fronte ambientale che sociale. L’obiettivo posto dall’Europa è quello di costruire una cornice uguale per tutti, creando un vocabolario omogeneo che possa orientare consumatori, investitori e le stesse imprese ad individuare ciò che è sostenibile, sulla base di criteri oggettivi e condivisi.
A due anni dall’approvazione della Tassonomia, l’Europa sta ancora lavorando per definire nel dettaglio gli aspetti tecnici di questo dizionario comune. Quel che è certo, però, è che dal 2022 la sostenibilità diventerà uno dei criteri chiave per l’assegnazione del credito bancario: una novità che impatterà indirettamente sulle imprese.
Credito e sostenibilità: cos’è il Green Asset Ratio
Secondo quanto riportato da Il Sole 24 Ore, dal prossimo anno gli organismi di vigilanza europei, EBA (European Banking Authority) e BCE (Banca Centrale Europea) richiederanno alle banche un nuovo elemento chiave per la loro valutazione, ovvero il Green Asset Ratio (GAR). Si tratta di un indice che misura l’incidenza delle attività allineate alla normativa sulla sostenibilità rispetto a quelle totali della singola banca.
In sostanza, il GAR fotografa il livello di esposizione ai rischi climatici del settore creditizio: più saranno elevati gli asset sostenibili, maggiore sarà il GAR, migliore sarà la valutazione che le massime autorità bancarie faranno dei singoli istituti di credito. Ovviamente, è vero il contrario: più basso sarà il GAR, peggiore sarà la valutazione.
La comunicazione del GAR è prevista per il 2023, ma dal 2022 partirà la raccolta dei dati che le banche chiederanno alle imprese che accedono al credito, per valutare il livello di sostenibilità.
Questo aspetto avrà un riflesso inevitabile anche sulle imprese. Saranno premiate, infatti, quelle che più allineate alla tassonomia europea e che forniranno dati chiari e verificabili, mentre per quelle ancora poco in linea con la sostenibilità o che non posseggono dati che possano certificare la loro coerenza con la tassonomia, potrebbe diventare più costoso accedere al credito, perché le banche tenderanno a privilegiare le imprese più green.
PMI e svolta sostenibile: a che punto siamo?
La svolta green anche nella concessione del credito si innesta in un contesto di sempre maggiore attenzione alla sostenibilità.
La crescente attenzione dell’opinione pubblica, orientata a favorire prodotti di imprese sostenibili, e gli incentivi erogati dai Ministero per sostenere la svolta green, prevista anche dal PNRR, hanno già portato le imprese, anche PMI a maturare una coscienza sempre più vocata alla sostenibilità.
Non siamo dunque, all’anno zero, perché molte realtà stanno già investendo su questo fronte.
D’altra parte, non ci si può improvvisare aziende sostenibili, perché è necessario intraprendere un percorso complesso, che coinvolge l’intera organizzazione, oltre che i processi produttivi, i prodotti, la comunicazione con gli stakeholder.
Alla luce della possibile stretta creditizia per chi non si adegua, questo percorso diventa sempre più centrale ed urgente.
A1 Corporate 4.0 è al fianco di aziende e PMI che vogliono cogliere l’opportunità della sostenibilità, per continuare a crescere, intercettare credito e generare liquidità.