Probabilmente l’anno di Covid ha dato un impulso alle PMI nella ricerca di fonti di credito alternative a quelle bancarie che, seppur restano il principale canale di finanziamento, sono progressivamente affiancate da soluzioni alternative.
Nel 2021, in particolare, si è registrato l’aumento delle emissioni di minibond. Secondo l’ottavo rapporto dell’Osservatorio Minibond della School of Management del Politecnico di Milano, lo scorso anno la raccolta è stata pari a 1 miliardo e 67 milioni di euro, con 219 emissioni, rispetto ai poco più di 900 milioni da 191 emissioni del 2020.
Cosa sono i minibond e perché piacciono alle imprese
Introdotti dal Decreto Sviluppo nel 2012, i minibond sono strumenti di finanziamento per le aziende non quotate in borsa che vogliono aprirsi al mercato dei capitali, riducendo la dipendenza dal credito bancario.
Si tratta di obbligazioni o titoli di debito a medio lungo termine a favore di persone o istituzioni che intendono investire nel progetto di un’impresa. Prevedono, come per le altre obbligazioni, un tasso di interesse remunerato sotto forma di cedola periodica e una data di scadenza.
Per le imprese, soprattutto PMI non quotate, sono una valida alternativa al prestito bancario, non sempre facilmente accessibile. I minibond consentono infatti di intercettare investitori che vogliono “dare credito” a realtà anche piccole, ma con un solido progetto imprenditoriale.
Il rapporto dell’Osservatorio Minibond della School of Management del Politecnico di Milano ha identificato 832 imprese italiane non finanziarie che alla data del 31 dicembre 2021 – a partire da novembre 2012 – avevano collocato minibond, di cui 520 Pmi (il 62,5%). Solo nel 2021 le emittenti sono state 200, di cui ben 163 si sono affacciate sul mercato per la prima volta, in aumento rispetto alle 173 del 2020. Nel 52% dei casi si tratta di Spa, nel 45% di Srl e il 3% di società cooperative.
Il rapporto sottolinea che la ripresa delle emissioni di minibond è stata supportata sia dalle garanzie pubbliche potenziate a valle degli effetti della pandemia, sia dalla misura del Fondo Patrimonio Pmi di Invitalia che fra il 2020 e il 2021 ha coinvolto 154 imprese, per un controvalore complessivo di 264,5 milioni.
Minibond green: un trend destinato a durare
Fra i trend del 2021, si rileva la crescita dei minibond green, emessi per finanziare progetti con impatto positivo sull’ambiente, in sinergia con gli investimenti europei dedicati al raggiungimento degli obiettivi dell’accordo di Parigi sul cambiamento climatico.
Inesistenti fino al 2018, nel 2021 ne sono stati collocati ben 14, per un controvalore di 77,85 milioni di euro. Questa tendenza è destinata a perdurare anche nei prossimi anni perché l’attenzione degli investitori verso le tematiche ESG è in continua crescita e il mercato degli investimenti sostenibili è molto attivo, dinamico e in costante sviluppo.
In generale, gli investitori sono sempre più alla ricerca di opportunità che vengono dall’economia reale, come quelle che possono essere offerte dalle PMI. Ecco perché i minibond sono uno strumento utile ad intercettare il flusso di capitali privati per diversificare le fonti di credito.
A1 Corporate 4.0 è sempre alla ricerca di opportunità per aiutare le imprese a generare liquidità utile alla competitività ed alla crescita, anche nell’individuazione e nell’apertura di strumenti alternativi a quelli bancari per l’accesso a finanziamenti.