Maggiore preoccupazione per il cyber risk, maggiore propensione ad assicurarsi. Sono probabilmente due facce della stessa medaglia quelle che emergono dall’indagine condotta da Deloitte, “Il futuro delle assicurazioni per le PMI dopo la pandemia”, condotta su 5300 aziende di 14 Paesi rappresentative di tutti i settori industriali.
Il rischio cyber è la principale preoccupazione delle PMI
Durante la pandemia, l’uso della tecnologia ha consentito di mantenere la continuità aziendale, grazie allo smart-working per i dipendenti, alle comunicazioni online con clienti e fornitori, all’e-commerce nell’ambito del commercio.
Non solo: poiché l’Italia e, in generale, l’Europa, stanno andando verso la transizione ecologica e digitale, le aziende, comprese le PMI hanno avviato processi di evoluzione tecnologica per mantenere la competitività.
Questo doppio fenomeno ha portato una sempre maggiore esposizione delle imprese al rischio di attacchi informatici, perché le infrastrutture digitali e i dati raccolti tramite il web sono diventati essenziali per poter portare avanti la propria attività, e di conseguenza più appetibili per gli hacker.
In effetti, nel 2021, secondo quanto documentato da Accenture in “The state of cybersecurity resilience 2021”, si sono verificati in media 270 attacchi per azienda, con un aumento del 31% rispetto al 2020. Per la prima volta, gli attacchi indiretti, che sfruttano buchi della filiera cui l’azienda appartiene, hanno rappresentato la maggioranza: sono infatti passati dal 44% al 61%.
L’elevata “dipendenza” delle imprese dal digitale e l’alta probabilità che si verifichi un attacco hacker giustifica il timore delle PMI. L’indagine di Deloitte evidenzia che il cyber risk è il più temuto, anche rispetto ad altri rischi quali quello climatico o le catastrofi.
Più coperture assicurative per le PMI
Altro cambiamento, correlato alla pandemia ed al rischio cyber, è la maggiore propensione delle Piccole e Medie Imprese ad assicurarsi.
Secondo l’indagine di Deloitte, ora 1 PMI su 3 è pronta a tutelarsi con una polizza, 1 su 2 tra quelle straniere. I tre motivi principali che hanno spinto la domanda assicurativa in Italia sono la maggior consapevolezza dei rischi (48%), la volontà di evitare ulteriori impatti negativi sull’attività d’impresa (42%) e la maggiore vulnerabilità finanziaria (40%).
Se la consapevolezza dell’importanza della protezione assicurativa aumenta, il prezzo rimane comunque un aspetto rilevante nella scelta di acquisto delle coperture assicurative. Infatti, per il 38% delle PMI italiane è il secondo aspetto più importante nella scelta, dopo la fiducia verso l’intermediario (45%). Non è un caso, quindi, che la spesa annua delle PMI per le coperture assicurative, circa 14.000 euro, sia più bassa della media internazionale, 22.600 euro.
Le PMI si dimostrano soprattutto favorevoli ad un modello elastico di copertura assicurativa che risulti coerente con gli specifici bisogni aziendali, la dimensione, le peculiarità degli asset aziendali e le politiche di prevenzione del rischio.
La pandemia ha profondamente trasformato il mondo economico, anche nel suo approccio alla tutela della sua attività. Coprirsi dai rischi è fondamentale per non trovarsi impreparati nel caso in cui accada un evento avverso e non dover intaccare la propria liquidità per riparare il danno, rinunciando magari ad investimenti utili alla crescita.
A1 Corporate è al fianco delle imprese che vogliono pianificare la tutela del proprio patrimonio, con soluzioni finalizzate a generare liquidità per accrescere la competitività.