Imprimere un’accelerazione al Green Deal Europeo, partendo dalle PMI. Questo il messaggio emerso dalla Settimana Verde dell’Unione Europa, il più grande evento annuale europeo, che si è tenuto dal 30 maggio al 5 giugno.
Secondo Virginijus Sinkevičius, Commissario europeo per l’Ambiente, gli Oceani e la Pesca, l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia ha cambiato il nostro mondo: mostrare solidarietà e aiutare gli ucraini è una priorità assoluta, ma la guerra ha anche dimostrato che dobbiamo rafforzare la nostra resilienza in risposta alle crisi. I cambiamenti climatici, la perdita di biodiversità e l’inquinamento non spariscono quando scoppia una guerra. È per questo che il Green Deal europeo deve restare la bussola, anche in questi tempi.
Per raggiungere gli obiettivi di sostenibilità, è fondamentale l’apporto delle Piccole e Medie Imprese, che costituiscono la maggior parte del tessuto economico della manifattura europea ed, in particolare, di quella italiana.
PMI: digitalizzazione da migliorare
Durante la Settimana Verde, il Consiglio di Lisbona ha presentato il “Green, Digital and Competitive: An SME Agenda for the 21st Century”, un nuovo documento programmatico che indaga su come stanno andando i 22 milioni di PMI europee nella doppia transizione digitale ed ambientale, partendo dai dati Eurostat. L’indice realizzato classifica tutti i 27 paesi dell’Unione Europea sulla base di nove indicatori suddivisi in tre pilastri: transizione digitale, transizione verde e competitività delle PMI. Secondo il report, l’Europa dovrà avere successo su tutti e tre i pilastri, sia a livello di Stati membri che a livello europeo, se vuole guidare una rivoluzione globale sulla tecnologia verde, ma per ora l’Europa nel suo insieme è in ritardo, nonostante alcuni Stati membri mostrino progressi cruciali. Complessivamente, la Svezia è al primo posto seguita da Paesi Bassi, Danimarca e Finlandia.
Per quanto riguarda la performance delle PMI italiane, nell’ambito della transizione digitale il posizionamento al 21esimo posto su 27 Paesi è condizionato soprattutto dalle competenze digitali che vedono l’Italia addirittura agli ultimi posti, nonostante la buona diffusione di strumenti digitali.
Per quanto riguarda la transizione verde, le PMI italiane sono al 17esimo posto su 27. Tra le valutazioni che hanno portato a questo ranking, è positiva la capacità di conservare le risorse naturali (10imo posto in Europa), mentre resta ancora un po’ di lavoro da fare per ridurre le emissioni (20esimo posto) e nella produzione di beni green (21esimo posto).
L’Italia non brilla neanche per la competitività delle sue PMI, che risultano al 21esimo posto: nonostante ci siano buoni livelli di produttività rispetto al resto d’Europa, pesa in negativo la quota di Pil prodotto con le esportazioni.
Accrescere le competenze per “agganciare” le PMI europee
Dalla fotografia del report del Consiglio di Lisbona, emerge che le PMI italiane stanno investendo molto per digitalizzare i processi e rendere più sostenibile il loro impatto, ma questo non produce i risultati sperati, soprattutto in termini di maggiore competitività, perché ci sono ancora degli elementi strutturali che fanno da “zavorra”.
La criticità più evidente è quella legata alle competenze 4.0, che non decollano: un’ulteriore conferma questa, semmai ce ne fosse bisogno, che senza le competenze, anche gli investimenti in macchinari e tecnologie 4.0 rischiano di non esprimere le loro potenzialità.
Come superare questo gap? La formazione è lo strumento sempre più indispensabile per far crescere l’impresa, a tutti i livelli, orientandola verso il digitale. Non ci sono alternative, perché gli spazi lasciati vuoti dalle PMI italiane, rischiano di essere occupati da competitor internazionali.
A1 Corporate 4.0 ha fatto della formazione, soprattutto quella 4.0, un suo focus specifico, avviando da tempo partnership con enti qualificati per progettare ed erogare percorsi formativi ad hoc, ed essere al fianco delle imprese nell’affrontare le sfide della doppia transizione.