Hanno investito nel digitale, modificando processi produttivi, di relazione con gli stakeholder e migliorando la propria competitività: per il 71% delle PMI sopra i 50 milioni di euro o con più di 250 dipendenti, il digitale è un punto di forza. A fronte di un’ampia fiducia delle PMI “Large”, c’è però una quota ancora significativa di imprese, soprattutto le più piccole, che non vedono i benefici del digitale, ma solo i costi. Questo, però, rischia di rappresentare una zavorra per lo sviluppo di queste PMI, a fronte di uno scenario globale sempre più digital.
Questo lo spaccato che emerge dall’indagine dell’Osservatorio Innovazione Digitale nelle PMI della School of Management del Politecnico di Milano, che ha fatto un’analisi della maturità digitale delle imprese.
PMI e digital: piccole meno convinte, serve più formazione
L’analisi dell’Osservatorio evidenzia che il 50% delle PMI non Large considera il digitale un punto di forza. Tanto? Poco? Di sicuro, in confronto al 71% delle Large, c’è uno scarto di 21 punti percentuali che indica che, probabilmente, c’è ancora molto da fare per far comprendere i vantaggi del digitale per le imprese che vogliono mantenere la competitività.
Il 16% delle PMI considera il digitale addirittura un costo, a fronte del 2% delle Large, mentreil 35% lo considera uno strumento cardine per costruire il futuro dell’azienda (tra le PMI grandi, la percentuale sale al 61%). Soprattutto per le PMI Large, la transizione digitale è accompagnata da una transizione green: il 58% ha adottato o è interessato ad adottare soluzioni per ottenere una riduzione dell’impatto energetico, il 48%, invece, è interessato a rating ESG, mentre il 61% ha introdotto o si propone di introdurre pratiche di Corporate Social Responsibility.
In entrambe le categorie, però, risulta ancora carente l’attività di formazione svolta per i dipendenti e per il management.
Come migliorare la maturità digitale delle PMI
Secondo l’Osservatorio, “troppo spesso le PMI approcciano in modo destrutturato il proprio percorso di innovazione, facendosi guidare più dall’esigenza temporanea di cambiamento o dalle opportunità di finanziamento una tantum offerti dalle diverse istituzioni”.
Ci sono degli enti nati con la missione di guidare e affiancare le PMI in un percorso solido di trasformazione digitale. Ad esempio, i Digital Innovation Hub (23 in Italia) promuovono l’evoluzione digitale, attraverso specifiche attività di sensibilizzazione e formazione sulle nuove tecnologie e sulle opportunità esistenti.
Nelle Camere di Commercio ci sono inoltre i Punti Impresa Digitale (PID) per attività di formazione e informazione, sia a livello di policy/incentivi/opportunità attivate dal Governo, sia per approfondimenti su specifiche tecnologie e loro applicazioni.
Inoltre, all’elenco del MISE sono iscritti 8.000 Innovation Manager, figura introdotta con la Legge di bilancio del 2019, che rappresenta un punto di contatto tra le PMI e gli enti pubblici a supporto dei processi di innovazione digitale.
Infine, sul territorio nazionale ci sono 8 Competence Center, a supporto del trasferimento tecnologico in chiave Industria 4.0.
Si sta, dunque, strutturando un ecosistema per favorire l’evoluzione digitale delle PMI, anche se, come emerge dalla ricerca, a monte manca la piena consapevolezza dei vantaggi del digitale.
Per capire il valore aggiunto delle nuove tecnologie, occorre probabilmente che la singola PMI faccia una riflessione sulle sue potenzialità, sui bisogni e prospettive, per individuare esattamente come il digitale può essere strumento di crescita e sviluppo, generando un’adesione più convinta a questa transizioni, che richiede investimenti ingenti.
A1 Corporate 4.0 è al fianco delle imprese che vogliono esplorare le potenzialità del digitale all’interno della propria realtà e che cercano programmi formativi (anche finanziati)i mirati per il proprio personale.